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MARCO
CORSETTI
Area 4.0
Come descriveresti il tuo ruolo nell’ufficio tecnico a qualcuno che non conosce il settore della finanza agevolata? Cosa ti piace del tuo lavoro?
Questa è una domanda che mi capita spesso, soprattutto quando incontro persone al di fuori del nostro settore. Il mio ruolo consiste nel supportare le imprese nella ricerca e nell’ottenimento di fondi pubblici – che possono essere europei, nazionali o regionali – per finanziare i loro progetti di crescita e innovazione.
Attualmente lavoro come consulente tecnico all’interno dell’ufficio dedicato a Industria 4.0.
Quello che mi appassiona di più, però, è l’aspetto umano di questo lavoro: parlare con le persone, ascoltare le loro esigenze, visitare le aziende, vedere da vicino la realtà produttiva. Le trasferte, le telefonate, il confronto diretto… sono tutti momenti che rendono il mio lavoro dinamico e stimolante.
Vengo da una formazione in ingegneria gestionale, ma è proprio il contatto con le persone – all’interno e all’esterno dell’azienda – che dà più valore alla mia giornata lavorativa.
Hai vinto il premio “Collega dell’anno”. Quali aspetti del tuo modo di lavorare pensi abbiano fatto la differenza per meritarti questo riconoscimento?
Devo dire che ricevere questo premio è stata una sorpresa, e ne sono ancora molto felice. Credo che a fare la differenza sia stato un mix di cose: la disponibilità, il supporto quotidiano, anche quel gesto in più o quella parola fuori dall’ufficio che può cambiare la giornata a qualcuno.
È un po’ nel mio modo di essere: cerco sempre di esserci, per i colleghi come per i clienti. Essere “collega dell’anno” per me significa proprio questo: fare quel passo in più quando serve, offrire una mano anche quando non è richiesto, e affrontare le situazioni con spirito di iniziativa.
Se potessi “brevettare” un nuovo valore aziendale basato sulla tua esperienza, quale sarebbe?
Se potessi aggiungere un nuovo valore ai nostri, direi senz’altro: intraprendenza.
Nel nostro lavoro ci capita spesso di trovarci in situazioni dove serve prendere iniziativa, soprattutto nel rapporto con i clienti. Fortunatamente siamo un team molto strutturato: quando c’è un problema, sai che puoi contare sul supporto di colleghi più esperti. Ma ci sono anche quei momenti in cui sei da solo, e lì fa davvero la differenza avere la volontà di metterci la faccia, assumerti la responsabilità, e affrontare la situazione con professionalità.
Essere intraprendenti, per me, significa proprio questo: non fermarsi di fronte all’incertezza, ma dare il proprio contributo, metterci del proprio, anche quando non hai tutte le risposte pronte.
Organizzi il beach volley con i colleghi: pensi che questo genere di attività influenzi il modo in cui affrontate il lavoro quotidiano?
In realtà è nato tutto in modo molto spontaneo: abbiamo cominciato tra colleghi a organizzarci per giocare, e poi l’azienda ha visto che funzionava, che creava valore, e ha deciso di supportarci. È stato un bel gesto, un vero e proprio regalo.
Queste attività extra-lavorative aiutano tantissimo a creare legami. Quando condividi momenti fuori dall’ufficio, si crea un clima di fiducia, ci si conosce meglio, e – cosa importante – ci si vuole più bene. E questo ha un impatto diretto anche sul lavoro: si collabora con più facilità, ci si dà una mano volentieri.
È una cosa che si nota in tutta l’azienda: c’è sempre stato un bel supporto tra le aree, ma all’interno del proprio team è naturale che ci sia più affiatamento. Attività come questa però aiutano ad allargare quel senso di squadra anche oltre il proprio reparto. Quando capita di dover lavorare su qualcosa che coinvolge colleghi di altre aree, lo si fa con più entusiasmo, perché ormai c’è un rapporto più umano. E questo, secondo me, fa davvero la differenza.
C’è stato un momento in cui hai pensato: “Ecco perché amo lavorare qui”? Raccontaci quell’episodio.
Il momento che mi viene in mente è legato alla prima volta in cui ho chiuso una progettazione importante. Era una delle mie prime assegnazioni nel campo delle “macchine complesse”, e non lavoravo da molto sul tema Industria 4.0.
Avevamo già fatto un paio di perizie prima, ma non ero del tutto soddisfatto. Poi è arrivato quel progetto: una perizia dettagliata, ben strutturata, con un valore economico significativo per un cliente importante.
Quando l’ho rivista a lavoro finito, mi sono sentito davvero fiero. È stato un momento in cui ho capito di aver fatto un salto di qualità, di essere cresciuto. Ed è proprio lì che ho pensato: “Ecco perché amo lavorare qui”. Perché hai la possibilità di metterti alla prova, di imparare, e di vedere concretamente il valore di ciò che fai.