Di seguito riportiamo l’intervista di Italia Oggi al Direttore Tecnico di Innova Finance Francesco Lombardi.
«L’Italia non coglie appieno le opportunità offerte dall’Europa. I dati sui bandi dell’ultima programmazione europea indicano grandi differenze tra le regioni. L’Emilia-Romagna, la Puglia e il Friuli Venezia Giulia impegnano risorse maggiori rispetto a quelle disponibili. Altri territori, come Campania, Calabria e Umbria, non arrivano ai due terzi dei fondi. Il divario diventa ancora più ampio se si guardano i dati sull’effettiva erogazione delle risorse. L’Emilia-Romagna è in cima alla lista con il 104%, la Calabria non supera il 50 per cento. Mentre Umbria e Campania si avvicinano al 60 per cento. Troppi progetti sono ritenuti non ammissibili perché non raggiungono la soglia minima di partecipazione o per vizi formali. Per questo è fondamentale come viene presentato un progetto di investimento, adeguandolo anche ai criteri del bando. Se questo non avviene si perde l’opportunità del contributo e così molte regioni rimangono fuori salvo poi chiedere allo Stato quei finanziamenti che non sono riuscite a farsi dare dall’Europa».
Francesco Lombardi, laurea in ingegneria elettronica, è presidente di Innova Finance, società con un team di un centinaio di professionisti che supporta l’accesso a bandi europei e ai fondi comunitari. Ha già gestito un migliaio di bandi ottenendo contributi per 1,2 miliardi. «La nuova programmazione europea 2021-2027 – dice- aumenta del 15% le risorse per le imprese. Con due novità: la prima è che il calendario dei bandi dev’essere aggiornato tre volte l’anno, la seconda è che la maggior parte dei bandi sono a sportello, cioè i cosiddetti click day. Nel primo caso c’è il vantaggio di poter programmare per tempo il progetto di investimento, nel secondo ci sono aspetti negativi e positivi. Da un lato i tempi di valutazione sono più brevi, dall’altro diminuiscono i criteri meritocratici, perché vale soprattutto l’ordine cronologico di presentazione delle domande».
Il ruolo delle banche è deficitario?
Non sempre le banche supportano adeguatamente le imprese. Uno dei motivi per cui a volte l’investimento ammesso a contributo non viene poi rendicontato da parte dell’impresa è la carenza di liquidità per sostenere temporaneamente le spese. L’anticipo della liquidità necessaria, invece, potrebbe garantire il buon esito del progetto.
Come dovrebbero essere strutturati gli incentivi per avere la massima efficacia?
Non sempre i bandi tengono in considerazioni le reali necessità delle imprese. Ci sono spesso vincoli che limitano alcuni progetti. Altri che non sono abbastanza chiari. In tutti i casi permane la forte pressione della burocrazia. Un esempio: dal 2012 le imprese non devono più presentare i certificati rilasciati da altri enti della Pubblica Amministrazione, come le visure camerali, per cui non si capisce l’utilità della compilazione di un modulo che ne riporti i contenuti. Al carico burocratico, poi, non corrisponde adeguata attenzione per le ricadute dei contributi. Attenzione che aiuterebbe a tarare meglio le politiche per l’assegnazione delle risorse.
In che modo la Pubblica Amministrazione dovrebbe essere messa in grado di supportare lo sviluppo finanziario delle imprese?
Lo sviluppo finanziario di un’impresa è utile se è a supporto della crescita economica. Ci sono ancora bandi che non la stimolano mentre ci sono investimenti che meriterebbero più attenzione. Un nostro studio dimostra come l’utilizzo strutturale della finanza agevolata contribuisca a una crescita del fatturato di quasi il 40% e a un aumento dell’occupazione del 60% in 10 anni. Ogni euro di contributo si traduce per l’impresa in quasi 6 euro di ricavi, così come 35 mila euro di contributo si traducono in un nuovo posto di lavoro. Per questo occorre individuare le azioni più utili per incentivare gli investimenti in innovazione, evitando erogazioni a pioggia.
Ma è sufficiente il livello degli investimenti in innovazione da parte del sistema produttivo?
Secondo recenti dati Istat, in Italia nel 2021 sono stati spesi 260 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, con una crescita nella PA, nel sistema universitario e nelle grandi imprese, mentre le piccole e medie imprese hanno registrato una flessione del 4,5%. Nel 2022 non c’è stata alcuna inversione di tendenza e per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo rispetto al Pil, l’Italia, con 1,45%, resta indietro rispetto alla media europea, che è del 2,27%. I contributi pubblici sono determinanti per supportare gli investimenti in innovazione e consentire alle imprese di rimanere competitive sul mercato. Quindi quando si parla di aiuti alle imprese occorre valutare bene come introdurli affinché l’efficacia sia reale.
L’avvento dell’Intelligenza Artificiale cosa cambierà nell’accesso delle imprese ai bandi e ai contributi?
Faciliterà l’accesso ai contributi pubblici poiché consentirà di redigere progetti sempre più in linea con le finalità dei bandi, ridurrà i tempi, fornirà supporto all’ideazione del piano di investimento. Ma ciò porterà anche a una concorrenza sempre più spinta. La differenza la faranno ancora di più la capacità, l’inventiva e le idee dell’imprenditore e dei suoi manager.
Come giudica lo stato attuale del Pnrr?
Rappresenta una occasione unica e irripetibile. Ma con grossi rischi. Il finanziamento di 178 miliardi riguarda 229 mila progetti, di cui avviati tuttavia sono solo per ora 73.192 per un totale di 61,6 miliardi di euro e quindi meno del 35%. A questo ritardo iniziale c’è da aggiungere che la PA non ha l’organico sufficiente per seguire tutti i progetti in cantiere e quindi i tempi inevitabilmente tenderanno ad allungarsi sempre di più. Che farà l’Europa? E per quanto riguarda i progetti non ancora avviati che intenzioni ha il governo?
Quali sono i lacci e lacciuoli finanziari di cui soffrono le imprese?
Troppe leggi e procedure, che spesso si intrecciano tra loro, ostacolano le imprese che vogliono crescere e competere all’estero. Anche semplici agevolazioni fiscali oggi sono viste come un’arma a doppio taglio per la mancata chiarezza e la poca trasparenza. Senza considerare le centinaia di scadenze e adempimenti. Per quanto riguarda i contributi pubblici la situazione non è migliore. Le procedure per l’accesso ai bandi sono molto più complicate in Italia di quanto si rileva, invece, a livello europeo.
Che ne pensa del Disegno di legge sulla competitività dei capitali (Ddl Capitali) approvato dalla Camera? Riuscirà davvero a stimolare le imprese a quotarsi?
Un mercato con più liquidità e la giusta efficienza è in grado di sostenere più investimenti in innovazione. Quindi è uno strumento utile soprattutto per le Pmi, che potranno ridurre la dipendenza dal sistema bancario.
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